Descrizione
Nella fisioterapia tradizionale, tanto ortopedica quanto neurologica, l’approccio al recupero e al miglioramento funzionale implica quasi sempre attività che coinvolgono l’escursione di segmenti articolari, o attraverso esercizi aspecifici oppure attraverso esercizi finalizzati al raggiungimento di obiettivi funzionali (prendere un bicchiere, calciare una palla, allenare l’equilibrio). Molto spesso la parte di riabilitazione dedicata agli aspetti automatici del movimento viene presa poco in considerazione, quando addirittura non considerata del tutto. Come sappiamo dalla fisiologia, l’automatismo, per quanto appreso, rappresenta il substrato indispensabile al movimento volontario.
La possibilità della tecnica AV di proporre una varietà e una sequenza di interventi sul paziente con un dettaglio clinico di estrema precisione, in tutte le direzioni di spostamento permesse dal muscolo, a diverse velocità, con diversa intensità, integrando diversi distretti corporei contemporaneamente, senza movimento articolare, costituisce un valido strumento per risvegliare tutti quei meccanismi automatici dormienti già nei primi giorni del percorso riabilitativo, diminuendo di conseguenza i tempi di recupero.
Inoltre, la variabilità insita nella tecnica riflette i dettami delle teorie sull’apprendimento motorio a oggi più condivise dalla comunità scientifica. Gran parte della ricerca sulla variabilità dell’allenamento è stata condotta per valutare alcune previsioni della teoria dello schema (Schmidt, 1975b). In essa si è supposto che il transfer dei compiti nuovi dovrebbe essere intensificato dopo l’allenamento nelle condizioni di allenamento variabile, a confronto con quelle di allenamento costante. La tecnica Approccio Variabile propone l’apprendimento di classi di movimento esercitate attraverso una vasta gamma di variabili che permettono al SNC di accumulare informazioni da parametrizzare e adeguare alle future necessità di movimento.