Le Instabilità Gleno-Omerali – Forlì e Faenza – 20/21 Marzo 2015

350,00 IVA inclusa

Informazioni
Provider ECM: AV Eventi e Formazione
Crediti ECM: 24
Data:  20 – 21 Marzo 2015
Location: Parte Teorica: Forlì – Parte Pratica: Faenza
Destinatari: Fisioterapisti

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L’instabilità è una condizione patologica che si manifesta con dolore associato ad un eccessivo spostamento della testa omerale nella glenoide durante il movimento attivo della spalla. Non bisogna confondere la lassità con l’instabilità: la lassità è rappresentata da una passiva traslazione della testa omerale nella glenoide che non si associa a dolore.

È presente in vario grado in una spalla normale, è asintomatica ed è richiesta per consentire un fisiologico movimento gleno-omerale senza restrizioni. Il grado di lassità può essere condizionato dall’età, dal sesso, da fattori congeniti, ecc.
La lassità, a sua volta, può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di una instabilità clinica.

Il primo caso descritto di instabilità della spalla si trova in uno dei più vecchi libri scritti dall’uomo, il Papiro di Edwin Smith (3000-2500 a.C).
In letteratura sono state descritte più di 150 tecniche chirurgiche utilizzate per curare i pazienti con lussazione recidivante, da quelle invasive e invalidanti a quelle più funzionali:
Le vecchie tecniche chirurgiche utilizzavano: ancore, trasposizione muscolare del sottoscapolare, accorciamento del sottoscapolare, trasferimento della coracoide, osteotomia dell’omero, ecc.In tutti i casi, spesso si verificava una grossa perdita di mobilità specialmente in extrarotazione. Tale perdita di movimento poteva condurre ad artrosi postoperatoria gleno-omerale.

Attualmente le tecniche chirurgiche tendono a restaurare i normali rapporti gleno-omerali attuando una riparazione il più possibile anatomica. Un intervento riuscito non deve raggiungere solo la stabilità dell’articolazione, ma anche eliminare il dolore e concedere un arco di movimento pressoché normale. Un buon risultato può essere rappresentato dalla perdita di 5°-7° di rotazione estern

Descrizione

InstabilitàInformazioni
Provider ECM: AV Eventi e Formazione
Crediti ECM: 24
Data:  20 – 21 Marzo 2015
Location: Parte Teorica: Forlì      Parte Pratica: Faenza
Destinatari: Fisioterapisti

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La spalla diventa instabile quando viene danneggiato il complesso comprendente la capsula dell’articolazione, il cercine ed i legamenti.

I legamenti sono strutture fibrose che connettono un osso ad un altro osso garantendo la stabilità dell’articolazione.

A seguito di un trauma diretto o indiretto sulla spalla, la testa dell’omero può lussarsi (perdita di contatto permanente e completa dei capi articolari) o sub-lussarsi (parziale e temporanea perdita di contatto dei capi articolari) provocando spesso dolore ed impotenza funzionale.

Le lesioni capsulo-legamentose possono anche essere determinate da “usura meccanica” per microtraumi ripetuti o uso intenso (sia per attività sportive che lavorative).

Abbiamo una instabilità può essere antero-inferiore, nella quale la testa omerale si sub/lussa in avanti ed in basso rispetto alla glena, oppure posteriore (molto meno frequente).

La durata media del ricovero è di 24 ore; il paziente viene dimesso nella mattinata successiva all’intervento, salvo complicazioni.

Nell’immediato post-operatorio, viene posizionato unreggibraccio che va portato per 30gg (salvo diversa indicazione).

Durante tale periodo è comunque possibile rimuovere il tutore 2-3 volte al giorno per eseguire cauti esercizi di mobilizzazione passiva di gomito, polso e dita sempre con l’arto adeso al fianco.

Il paziente verrà opportunamente istruito e reso autosufficiente per quanto riguarda le necessità quotidiane quali il lavarsi ed il vestirsi.

Passati i 30gg dall’intervento, si potrà iniziare il trattamento fisioterapico, salvo diversa indicazione del Chirurgo.

Per salvaguardare la riparazione dei tendini non sono consentiti l’extrarotazione oltre i 30°, i movimenti attivi (ad esempio sollevare il braccio in avanti), ed il sollevamento di pesi per 6 settimane. Questo infatti è il tempo medio di integrazione delle strutture riparate.

Bisognerà prevedere almeno 2 mesi di riabilitazione.

In media il recupero funzionale ed il ritorno alle normali attività quotidiane si ottiene in 4-6 mesi ma può necessitare anche di periodi più lunghi.

La ripresa di lavori particolarmente pesanti e di sport agonistici o di contatto può richiedere anche un anno.